E se odiassi il mio lavoro?

“Un terzo della nostra vita è dedicato al lavoro, per questo vale la pena esserne soddisfatti!”

Ogni giorno sentiamo parlare di persone che perdono il loro lavoro, di giovani che non riescono a trovarne uno che si rispetti, del mercato del lavoro che potrà solo peggiorare e di neo-laureati che non riescono neppure ad ottenere un primo colloquio. Per non parlare di coloro che nel bel mezzo della loro brillante carriera si ritrovano a piedi.

E cosa dire quindi se voi, proprio voi, nonostante il tragico scenario, aveste un lavoro sì, ma che non vi piace per nulla, anzi che detestate?

Cosa dovreste fare in questo momento? Lasciarlo e cercare il lavoro della vita o stringere i denti e tenervelo?

Probabilmente fino a che non c’è stata la crisi del mercato del lavoro, la insoddisfazione lavorativa era una cosa risolvibile. Adesso tra insicurezza, ambiente aggressivo e stressato, clima di lavoro sotto sforzo e prospettive incerte, la situazione è peggiorata e non si sa dove e come fare se si è scontenti del proprio lavoro.

Secondo le ricerche dei “Career Advisor”, è determinante il settore di appartenenza nel decidere quali altre opzioni di lavoro ciascuno abbia a disposizione.

A meno che noi non partiamo da situazioni di altissima specializzazione, la cosa migliore è muoversi in diagonale. Cambiare verticalmente significa infatti fare un salto in alto (esempio sono un Avvocato e divento capo di uno Studio più grande), orizzontalmente significa muoversi su altre divisioni o aziende dello stesso mercato (lo stesso avvocato passa dalla Direzione dell’ufficio legale di una azienda ad un’altra azienda), diagonalmente invece significa muoversi su posizioni che possono essere di altri settori e anche migliorative ma mantenendosi nello stesso ambito di competenze, così come potrebbe fare un giovane Avvocato che diventasse Assistente personale di un Amministratore delegato o andasse a lavorare nell’ufficio acquisti dove le sue competenze giuridiche sono importanti ma non svolge attività di legale “pura”.

Normalmente le persone fanno spostamenti di carriera DIAGONALI, prima di farne di verticali, e successivamente trovato il posto giusto e la loro “felicità” lavorativa, riescono a fare il vero salto verticale.

La cosa più facile è cambiare le circostanze ancor prima di cercare un nuovo lavoro, o meglio analizzare quali circostanze rendono il lavoro insoddisfacente: persone? Colleghi? Viaggio al lavoro? Tempi di lavoro? Stipendio? Solo inquadrando la situazione possiamo decidere la direzione del cambiamento.

E “last but not Least”si è visto che:

Accorciare le distanze tra casa e lavoro è alla base del benessere lavorativo,

Fare un lavoro che ci impegna ma in cose a cui teniamo molto è alla base della felicità, individuare in quali altri ruoli ci si può muovere, o in quali altre aziende esiste il proprio ruolo, è il punto di inizio della trasformazione!

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