Scelta del lavoro e dell’Università. Come scegliere il lavoro futuro a venti anni? Come orientarsi sulla scelta da fare all’Università?

I ragazzi che l’anno prossimo usciranno da scuola, così come coloro che sono appena usciti dalle superiori, incontrano tante difficoltà nella scelta del loro futuro.
L’orientamento è presente nelle singole Università, ma ognuna fa per sé.

La scuola secondaria non possiede uno sportello esaustivo. Non solo nelle informazioni ma soprattutto sul criterio di scelta da usare per decidere.

I ragazzi a 18 anni hanno tantissima scelta, forse anche troppa ed inutilmente iper-specializzata.

Così sono in grande difficoltà. Un motivo in più per cui si assiste ad una enorme dispersione scolastica.

La scelta sul proprio futuro i giovani la chiedono ai loro adulti di riferimento, insegnanti o genitori, i quali parlano già di un dopo e mai di un adesso. I criteri decisionali non possono essere efficaci a 18 anni, su un futuro che è a medio termine, se non proiettandosi su poche ma indispensabili cose:

Per quanto riguarda l’Università conta il livello di preparazione Universitaria che si va ad acquisire.

Livello, non prestigio.

Tantissime Università in Italia hanno un livello altissimo di insegnamento. Professori preparati e motivati. Frequentare un’Università che dà una preparazione approfondita e buona è necessario per conoscere la materia.

I voti contano molto, ma tante realtà fanno studiare i giovani sulle Slide, pertanto un domani essi non lavoreranno ad alti livelli, perché per fare carriera non basta un titolo, bisogna sapere ciò che si dice e saperlo fare.

Per quanto riguarda il Lavoro se si smette di studiare dopo il Diploma, bisogna scegliere di imparare un mestiere e non di avere un contratto.

Solo chi sa fare qualcosa può rivenderlo ovunque.

Chi ha un lavoro ed uno stipendio ma magari fa qualcosa che non richiede competenze specifiche, non potrà mai crescere né di ruolo né di stipendio un domani e rimarrà ad un livello medio basso per sempre.

I Boomer ragionano ancora come se si fosse rimasti a 30 anni fa.

Come se il lavoro o lo studio all’estero fossero garanzia di una vita migliore. Tuttavia la realtà sta dimostrando ampiamente che un giovane può creare ricchezza ed avere una qualità di vita alta (relazionale oltre che economica) solo con una rete sociale intorno.

Una rete che non significa solo crescere i propri figli nelle scuole private, ma che gli consenta di sviluppare progetti ed idee. Questo si può fare solo in un territorio conosciuto e ben presidiato, con aiuti familiari e sociali.

L’idea di studiare d’eccellenza all’estero, o cercare lavoro all’estero è coerente con una vita di stenti, ma nella società occidentale ciò porta solo a vivere da disadattati, con una spesa enorme di energia e di organizzazione.

Per questo il criterio della scelta di un futuro deve basarsi sulla crescita costruttiva di ciò che si ha. Non più della fuga e della ricerca di un mondo lontano e dorato che non esiste. Dunque, un’Università seria ed una approfondita preparazione, un mestiere da poter rivendere, una rete sociale forte e consolidata di sostegno, un territorio conosciuto e da sviluppare, dei valori da esprimere e valorizzare.

Tutto il resto è marketing.

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