Lavoro o vita privata: come scegliere?

È il pensiero che conta. Vita lavoro tra i 25-35 anni: posso o non posso?

Ho 25-35 anni e sono in crisi, mi sento come un sacco vuoto, tutto mi annoia e tutto mi affatica. Vorrei lasciare l’Università, il lavoro che ho non mi dà nessuna energia, nelle relazioni nessun entusiasmo. Sono deluso ancora prima di incontrare qualsiasi frustrazione … anzi direi: “mi auto annoio”!

Certo questo vivere nell’incertezza ma ancor più nella continua DISDETTA di ogni programma è mortificante. Azzera ogni speranza e piano piano la fiducia di farcela anche in futuro viene meno.

É così che i giovani manager stanno crescendo proprio adesso, tra i 25-35 anni, età fondante il sentimento del Potere.

Età in cui ciascuno iniziando a lavorare, ad interagire, apprende qualcosa su di sé e sul come farcela ad ottenere ciò che vuole. Presenza e mancanza, vedersi e poi disdire, fissare per rimandare. Creare per poi annullare, illudersi per nulla. Tutte cose che fanno piombare in una forma di Isolamento sociale difensiva, in un modo di fare svogliato e disinteressato per l’altro, per il lavoro, per le prospettive, per il nonsoche.

Ma come possono fare allora i Millenials ad uscire da questo stato di amorfismo fisico e mentale?

La Psicologia è nata per questo. La psicologia nasce proprio da una serie di osservazioni su quanto il modo di pensare le cose possa influire sui comportamenti (lavoro in primis) e sulla nostra Salute. La Psicologia ci insegna a pensare diversamente ciò che sentiamo, e quindi se ci sentiamo inconsapevolmente apatici e stanchi ma non sappiamo perché, ci insegna a pensare interpretando i segnali del corpo in maniera più o meno corretta. Se il pensiero aiuta in questa interpretazione siamo liberi e leggeri.

Recentemente alla presentazione di un libro per ragazzi (Tanto non boccia nessuno; Vannucci, Einaudi Editore) mi ha colpito un aneddoto raccontato dall’autore. Un ragazzino secchione ascolta di nascosto la mamma che dice ad una amica “se fossi mio figlio smetterei di studiare, tanto non boccia nessuno”. Il ragazzino re- interpreta quindi tutta la sua vita sociale, formata a quell’età dalla relazione coi Professori, con i coetanei e al relativo rendimento scolastico.

Diventa apatico e stanco in tutto perché tanto, qualsiasi cosa egli faccia (o almeno così la vede lui) è uguale, ovvero inutile.

In Psicologia questo si chiama “sentimento del potere” un concetto studiato da più di 50 anni e che i coach credono di avere scoperto adesso. Potere da “possum” ovvero sono nelle possibilità di, in base al gap percepito tra l’obiettivo che mi sono posto-mi hanno posto gli altri, e ciò che io credo (possum) di poter raggiungere.

La percezione è tutto.

Il mio pensiero infatti è alla base di ogni mio movimento perché l’energia che ci muove nasce da un desiderio si, ma ci dirige verso obiettivi presunti raggiungibili. Laddove crediamo di non poter arrivare, le nostre gambe tremano e ci tengono fermi. Tutta la preparazione mentale degli sportivi, dei vincitori e delle persone che raggiungono un obiettivo è basata sul pensiero di farcela.

E’ il pensiero che conta….

Un commento su “Lavoro o vita privata: come scegliere?

  1. La ringrazio per aver citato il mio romanzo. Le confesso che ignoravo quello che lei definisce “Sentimento del potere”!

I commenti sono chiusi.

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